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Non è casuale la scelta di utilizzare la metafora di un luogo per comunicare il lavoro svolto in venticinque anni.
Un laboratorio, perché la mia attività e le mie produzioni sono sempre nate mettendo al centro il fare mai separato dall’inventare, il progettare, il riflettere, l’immaginare.
Un laboratorio, perché si respira da sempre l’aria della condivisione, della messa in comune delle idee e delle esperienze, concentrando la tensione verso il progetto, la creatura, l’opera.
Un laboratorio, perché non è un semplice luogo di produzione e di distribuzione ma un luogo di incontro, nel quale nascono e si trasformano le relazioni e si configurano continuamente nuove e possibili forme, pratiche, prodotti e obbiettivi.
Un laboratorio, perché la persona, la parola, la cura e l’opera sono esseri viventi in continua trasformazione e cercano continuamente nuove forme e possibilità per operare in relazione.
Un laboratorio, un luogo nel quale arrivano e si incontrano mondi apparentemente distanti tra loro e nel quale trovano sottili e vitali connessioni fino a costituire sistemi esistenziali e di senso.
Un laboratorio che non è un luogo ma un modo di pensare, di agire, di inventare e di relazionarsi.
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